Home / “Arna. E fu subito un flop”

“Arna. E fu subito un flop”

28 Ottobre 2013

La mitologia, con le sue storie e i suoi racconti, ha regalato una serie di creature mostruose: a metà tra il grottesco e il disumano.

Personaggi tanto terrificanti e affascinanti la cui malia, ancora oggi, sopravvive nell’immaginario collettivo.

Chi non è rimasto basito di fronte a Cerbero: raccapricciante cane a tre teste posto a guardia degli inferi?

Peggio, sua sorella Chimera: il cui corpo era composto da parti di più animali messi insieme. La Sfinge, leonessa dai lineamenti umani, non era certo meno spaventosa. Per non parlare delle Arpie, orribili uccelli dal volto di donna.

E poi Medusa, incarnazione della perversione intellettuale, orripilante col groviglio di vipere velenose al posto dei capelli, zanne affilate e sguardo che pietrificava. Terrore ha suscitato il Minotauro, metà bovino e metà uomo, nato dall’insana passione della bella Pasifae per il toro di Creta.

Ma nessuno dei personaggi della carrellata, ha raggiunto i picchi di orrore e sgomento toccati da una singolare creatura, non mitologica, ma pur sempre agghiacciante: l’“Arna”.

L’Arna è un abominio automobilistico, metà Alfa Romeo e metà Nissan (di qui l’acronimo).

Una degenerazione nata negli anni ’80, per coprire il mercato medio-inferiore (molto inferiore): scaturita dalla fretta, sempre cattiva consigliera, di lanciare un’automobile nuova in un segmento completamente inesplorato. Ma non avendo di fatto, il tempo materiale per crearne una.

Frutto dell’unione del biscione di Milano e la geisha di Tokyo, l’Arna aveva le scocche della Nissan Pulsar e la meccanica dell’Alfasud.

A tre o cinque porte, accecava dallo spavento chiunque la guardasse.

Problemi di nomenclatura, si aggiunsero a quelli estetici: nella versione per il Sol levante, era conosciuta come “Nissan Pulsar Milano”. E in “Nissan Cherry”, nel resto d’Europa.

Nel Belpaese invece, prese sempre più piede una curiosa e alternativa spiegazione del nome Arna: “Alfa rottame non autorizzato”.

Ma a parte le trovate dei buontemponi, gli alfisti veri ne ebbero sempre ribrezzo.

L’odio per la vettura, fu ulteriormente fomentato da un lancio pubblicitario altrettanto squallido.  Lo slogan recitava: “Arna. E sei subito alfista”, in riferimento agli aspetti più che spartani del mezzo, al costo contenuto (circa 10milioni di lire) e accessibile a tutte le tasche (ma proprio tutte).

Per fortuna, gli eroici alfisti sconfissero l’Arna dopo una tenace battaglia.

Infatti, a soli tre anni dal debutto, fu spazzata via dal mercato e dalla storia. E oggi, in giro, non se ne trova più nemmeno una. Menomale.

Sì narra che, dopo la scomparsa dell’Arna, Cerbero abbia smesso di guaire: e, uscito dalla cuccia, sia tornato cattivo come prima.

S.S