Attraversamento della frontiera sulla Bornholmer Straße negli anni 60. Il ponte separava Berlino Est da Berlino Ovest.
Klaus-Günter Jacobi
Come organizzare una fuga: con la sua BMW Isetta, Klaus-Günter Jacobi ha aiutato il suo migliore amico a fuggire dalla RDT.
A Klaus-Günter Jacobi piace il panorama. Gli ricorda quanto la storia delle due Germanie sia intrecciata alla sua.
Libertà: BMW Isetta apre al giovane Jacobi le porte del mondo. A sinistra, la sua patente, presa nel 1967.
Nell’ottobre del 1958, quando il regime annulla le tessere annonarie e bolla chi critica il sistema come nemico dello stato, la famiglia Jacobi fa le valigie e scappa. Dall’ovest, per i profughi della RDT era più facile capire che tutto era ancora peggio di quanto sembrava: la cosiddetta “Repubblica Democratica Tedesca” privava i suoi cittadini della libertà di movimento con muri di pietra e filo spinato; le persone scavavano tunnel o cercavano di sfondare con gli autocarri il “muro antifascista” per riconquistare la libertà perduta; i tentativi di fuga dal muro di Berlino dei cittadini della RDT fallivano e i cittadini sparivano nelle carceri. Almeno 140 persone hanno perso la vita presso il muro di Berlino, molte per mano delle guardie di confine della RDT.
Ma il muro appena costruito rende impossibile la fuga. Scalarlo è troppo pericoloso: le guardie possono vedere i fuggitivi e sparare. Ci deve essere un’altra via di fuga. Così si ricorda del suo vecchio amico Klaus-Günter Jacobi. Forse lui potrebbe avere qualche idea. Ma come fare a contattarlo, dall’altra parte della città? Come studiare un piano di fuga senza farsi scoprire?
Per Manfred Koster è tutto chiaro: deve fare visita a Klaus-Günter Jacobi a Berlino Ovest. Per raggiungerlo, usa un trucco: il fratello di Manfred, Hans, abitava già a Berlino Ovest. Quando Hans viene in visita a Berlino Est, Manfred prende in prestito i suoi documenti della Germania Ovest per una notte. I due fratelli si assomigliano moltissimo, al punto di poter essere scambiati. Così Manfred Koster, con i documenti di Hans, riesce ad attraversare i confini del muro di Berlino. E si presenta a casa di Klaus-Günter Jacobi, con grande sorpresa di quest’ultimo. Nel corso della serata, il vecchio amico ha un’idea: aiuterà il suo amico a fuggire a bordo della sua auto, una BMW Isetta.
Con oltre 160.000 vetture prodotte, Isetta è l’auto monocilindrica più venduta di tutti i tempi.
Klaus-Günter Jacobi ha scoperto la sua piccola “bubble car”, come veniva chiamata, nel 1961 nella vetrina di una concessionaria di Charlottenburg, accanto alla sua osteria abituale “Badewanne” (“La vasca da bagno”). Per 1.500 marchi, la BMW Isetta rossa e bianca era diventata sua.
Klaus-Günter Jacobi ricorda quando è andato a trovare sua sorella a Parigi con la sua Isetta, quando scarrozzava le sue ammiratrici o quando a volte si sedeva sullo schienale e andava in giro con la testa fuori dal tettuccio apribile, con grande meraviglia di automobilisti e pedoni. Ma l’avvenimento più importante è stato la fuga dalla RDT.
Un vero gioiello: un modellino di Isetta bianco e rosso, che ancora oggi fa bella mostra di sé nel soggiorno di Jacobi.
Dall’altra parte, come nascondere in una due posti un clandestino di 1,75 metri per trasportarlo di nascosto oltre il sorvegliatissimo confine tra le due Germanie? Dove i soldati ispezionano l’abitacolo e mettono specchi sotto l’auto per controllare anche il sottoscocca? L’unico nascondiglio possibile, per Klaus-Günter Jacobi, era un minuscolo spazio dietro al sedile posteriore, direttamente sul motore.
Per trasformare Isetta in un’auto adatta a una fuga, per fortuna Klaus-Günter Jacobi poteva contare sulla sua formazione come meccanico. Dal 1956 al 1959, aveva studiato per diventare meccanico per auto nel distretto di Berlino Reinickendorf. Poi aveva proseguito gli studi per diventare istruttore di guida e guadagnare qualcosa in più nell’officina dove lavorava. Quindi disponeva di un luogo sicuro per modificare la sua auto. E in officina aveva tutti gli attrezzi necessari a disposizione: martello, scalpello, sega, vernice.
Verso la libertà: nel suo appartamento Klaus-Günter Jacobi pianifica la fuga da Berlino est.
“Non so nemmeno quante ore ho impiegato per modificare la mia Isetta! Ma mi interessava solo una cosa: portare via il mio amico dalla RDT.”
- Smontare il ripiano dietro al divanetto posteriore e poi risaldarlo dieci centimetri più in alto. In questo modo si crea una maggiore libertà di movimento per i lavori da fare e anche per il passeggero clandestino da trasportare.
- Smontare il divanetto posteriore, togliere la ruota di scorta dal vano relativo e praticare un foro di 50 x 50 centimetri nella lamiera della piastra posteriore.
- Smontare la copertura del terminale di scarico, togliere il filtro dell’aria. Eliminare tutto ciò che occupa spazio inutilmente.
- Piegare il terminale di scarico: è necessario per via delle modifiche tecniche e per la posizione del passeggero.
- Montare un pianale di lamiera nella sospensione del paraurti come protezione dal calore del terminale di scarico.
- Alla fine, levigare di nuovo tutto e accorciare i paraspruzzi posteriori per evitare che tocchino terra per via del peso del clandestino e provochino sospetti.
- L’ultima modifica si svolgerà solo il giorno della fuga: il grande serbatoio da 13 litri che Klaus-Günter Jacobi ha già staccato dal suo supporto, verrà staccato dal tubo della benzina e al suo posto verrà attaccata una piccola tanica, poco più grande di una latta di olio. Può contenere solo 2 litri di benzina, che devono bastare per portare il fuggiasco al di là dal confine …
Un’idea geniale: Klaus-Günter Jacobi nella riproduzione di una Isetta da fuga, esposta al Museo del muro di Berlino. La vettura modificata era molto più complessa di quella in esposizione.
Guidare la sua auto per aiutare il suo amico d’infanzia a fuggire era una questione d’onore, ma c’era un problema: la RDT non riconosce Berlino Ovest come parte della RFT, quindi lui, come cittadino di Berlino Ovest, non può recarsi nella RDT. Deve cercare qualcun altro che guidi l’auto e trova dei volontari tra gli studenti della Germania Ovest che organizzano fughe per motivi puramente ideologici.
Dal muro al posto di blocco: quello che resta della RDT, che in molti visitatori evoca la cosiddetta “Ostalgie”, la nostalgia della Germania dell’Est, ancora oggi riporta alla memoria di Klaus-Günter Jacobi i tempi in cui un popolo intero viveva come in una prigione.
Il 23 maggio, quando ormai mancava una sola settimana alla data fatidica, il telefono squilla inaspettatamente la mattina presto: altri due studenti vogliono partecipare al progetto. Non dicono il loro nome a Klaus-Günter Jacobi. Quello non si sa, non lo si può rivelare. Il giorno stesso i due vanno a Berlino Est, uno a bordo della Isetta modificata, l’altro su un maggiolino Volkswagen per fungere da appoggio.
I due studenti incontrano Manfred Koster a Pankow e raggiungono con lui un sentiero di campagna a Heinersdorf, dove Manfred può infilarsi nel suo nascondiglio senza essere visto. Come Klaus-Günter Jacobi ha mostrato loro nel pomeriggio, devono smontare il serbatoio da 13 litri e sostituirlo con il mini-serbatoio. Alla fioca luce delle torce elettriche, gli studenti impiegano molto più tempo del previsto.
E per poco non si fanno scoprire da un contadino che chiede se va tutto bene. “Abbiamo solo forato, tutto bene!” Anche il tempo che impiega Manfred a entrare nel suo minuscolo nascondiglio sembra un’eternità. Grosse gocce di pioggia rimbombano sulla carrozzeria, e hanno lo stesso ritmo accelerato del suo cuore.
Poi, poco prima della mezzanotte, la barriera si alza: la Isetta e il maggiolino attraversano il confine.
Quando le auto superano le barriere di cemento e si avvicinano, Klaus-Günter Jacobi inizia a correre e raggiunge la Isetta.
“Manfred! Manfred!”, chiama.
“Klaus!”, risponde una voce ovattata dall’interno di Isetta.
“Adesso ti facciamo uscire.”
In un parcheggio della Grünthaler Strasse, la colonna si ferma. Ci vogliono cinque minuti per liberare il fuggiasco dal suo nascondiglio: ha le gambe gonfie e male alla schiena, ma la felicità è grande: finalmente è libero!
C’è ancora un goccio di benzina nel serbatoio, e Klaus-Günter ne approfitta per fare un giro d’onore con Manfred, davanti sul divanetto. Poi festeggiano fino al mezzogiorno successivo.
Bornholmer Brücke, ore 15.55: gli studenti superano il confine della RDT.
Vecchia chiesa parrocchiale “Ai quattro evangelisti”, ore 18.05: gli studenti prelevano Manfred Koster.
Lago Karpfenteich a Heinersdorf, ore 21: in un sentiero di campagna, Manfred si infila nel suo nascondiglio nella Isetta.
Prenzlauer Promenade, Wisbyer Strasse, ore 22.30: ritorno verso il confine.
Bornholmer Brücke, ore 23.55: dopo un’ora di attesa al posto di blocco, l’auto supera il confine.
Parcheggio della Grüntaler Strasse, ore 0.10: Manfred esce dal suo nascondiglio, finalmente libero!
L’ultimo ricordo: la chiave del cofano del motore è l’unica cosa che Jacobi conserva della sua BMW Isetta. L’auto è stata rottamata.
1 / 2Un viaggio nel passato: Klaus-Günter Jacobi mantiene vivo il ricordo della rocambolesca fuga con Isetta lavorando come guida al Museo del muro di Berlino.
“Ho dovuto sacrificare la mia Isetta per questo scopo. Ma ne è valsa la pena.”
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