Il muro di Berlino: con BMW Isetta verso la libertà

29 Ottobre 2019

Un piano temerario: a bordo di una BMW Isetta modificata, Klaus-Günter Jacobi fa attraversare al suo miglior amico il pericoloso confine tra le due Germanie per aiutarlo a fuggire dalla RDT. Una storia ricca di suspense raccontata dal protagonista.

Attraversamento della frontiera sulla Bornholmer Straße negli anni 60. Il ponte separava Berlino Est da Berlino Ovest.
“Avevo un solo obiettivo: portare il mio amico via da lì.”
Klaus-Günter Jacobi
È il 23 maggio 1963, è una serata grigia e piovosa: al varco di confine lungo la Bornholmer Strasse, una BMW Isetta aspetta il suo turno. Il guidatore ha intenzione di superare il confine che separa Berlino Est da Berlino Ovest, nonostante la stretta sorveglianza. Le auto sono in fila davanti ai posti di blocco sul confine della RDT. I guidatori sono tesi, i soldati anche, i cani abbaiano. Dopo oltre un’ora, finalmente è il turno dell’Isetta. Con fare autoritario, i soldati controllano i documenti e ispezionano l’auto. Sono momenti difficili per il giovane guidatore, e ancora di più per il passeggero che si nasconde nel minuscolo vano motore di Isetta. Le voci dall’esterno arrivano ovattate nel suo angusto nascondiglio. Solo pochi millimetri di metallo lo separano dallo sguardo inquisitore delle guardie di confine. Improvvisamente, il cofano del motore viene aperto dall’esterno e la luce di una torcia illumina l’interno. Trattiene il fiato … Se le guardie lo scoprono, la sua fuga verso la libertà sarà fallita e andrà a finire in una prigione della RDT.

Come organizzare una fuga: con la sua BMW Isetta, Klaus-Günter Jacobi ha aiutato il suo migliore amico a fuggire dalla RDT.
Salto temporale: siamo a Berlino, ottobre 2019, 30 anni dopo la caduta del muro di Berlino
Klaus-Günter Jacobi, 79 anni, due metri di altezza e una folta chioma di capelli bianchi, siede davanti a un tavolino rotondo con il piano in granito verde. Ci riceve nel suo appartamentino di 30 metri quadrati nel quartiere di Steglitz. Armadi di legno, sedie impagliate ricoperte da pelli di pecora, un piccolo televisore a tubo catodico impolverato. Dal balcone, a un paio di chilometri di distanza si indovina il profilo del Teufelsberg: da qui gli americani, durante la guerra fredda, intercettavano e disturbavano i segnali radio provenienti dal blocco orientale, dominato dall’Unione Sovietica.

A Klaus-Günter Jacobi piace il panorama. Gli ricorda quanto la storia delle due Germanie sia intrecciata alla sua.


Libertà: BMW Isetta apre al giovane Jacobi le porte del mondo. A sinistra, la sua patente, presa nel 1967.
Spari e vittime al muro di confine di Berlino
Klaus-Günter Jacobi è nato nel 1940 a Pankow, un quartiere di Berlino Est. Suo padre era un ufficiale, sua madre faceva la casalinga. Dopo la guerra, sotto il regime comunista del SED, il Partito di unità socialista di Germania, la famiglia aveva un tenore di vita molto modesto. “Avevamo sempre la speranza che le cose potessero migliorare”, racconta oggi Klaus-Günter Jacobi, “ma non succedeva mai”.

Nell’ottobre del 1958, quando il regime annulla le tessere annonarie e bolla chi critica il sistema come nemico dello stato, la famiglia Jacobi fa le valigie e scappa. Dall’ovest, per i profughi della RDT era più facile capire che tutto era ancora peggio di quanto sembrava: la cosiddetta “Repubblica Democratica Tedesca” privava i suoi cittadini della libertà di movimento con muri di pietra e filo spinato; le persone scavavano tunnel o cercavano di sfondare con gli autocarri il “muro antifascista” per riconquistare la libertà perduta; i tentativi di fuga dal muro di Berlino dei cittadini della RDT fallivano e i cittadini sparivano nelle carceri. Almeno 140 persone hanno perso la vita presso il muro di Berlino, molte per mano delle guardie di confine della RDT.

PANORAMICA STORICA
Al contrario di Klaus-Günter Jacobi, Manfred Koster all’inizio non è fuggito. Da bambini, i due giocavano insieme per la strada e frequentavano la stessa scuola. Forse, Manfred Koster credeva ancora all’idea del socialismo, forse amava la sua patria. In ogni caso, era rimasto troppo a lungo nella zona di occupata dall’Unione Sovietica anche dopo che il suo amico Klaus-Günter Jacobi se n’era andato.
Fuggire da Berlino Est è troppo pericoloso
Nel novembre 1962, un anno dopo la costruzione del muro di Berlino, Manfred Koster riceve la lettera di chiamata alle armi dell’Esercito nazionale popolare. Giorno fissato per la presentazione: 1 giugno 1963. Tutto, ma non questo, pensa Manfred, pacifista convinto, e decide di fuggire. Della RDT, che spia e reprime i propri cittadini e ruba loro la libertà, ne ha abbastanza.

Ma il muro appena costruito rende impossibile la fuga. Scalarlo è troppo pericoloso: le guardie possono vedere i fuggitivi e sparare. Ci deve essere un’altra via di fuga. Così si ricorda del suo vecchio amico Klaus-Günter Jacobi. Forse lui potrebbe avere qualche idea. Ma come fare a contattarlo, dall’altra parte della città? Come studiare un piano di fuga senza farsi scoprire?

Per Manfred Koster è tutto chiaro: deve fare visita a Klaus-Günter Jacobi a Berlino Ovest. Per raggiungerlo, usa un trucco: il fratello di Manfred, Hans, abitava già a Berlino Ovest. Quando Hans viene in visita a Berlino Est, Manfred prende in prestito i suoi documenti della Germania Ovest per una notte. I due fratelli si assomigliano moltissimo, al punto di poter essere scambiati. Così Manfred Koster, con i documenti di Hans, riesce ad attraversare i confini del muro di Berlino. E si presenta a casa di Klaus-Günter Jacobi, con grande sorpresa di quest’ultimo. Nel corso della serata, il vecchio amico ha un’idea: aiuterà il suo amico a fuggire a bordo della sua auto, una BMW Isetta.


Con oltre 160.000 vetture prodotte, Isetta è l’auto monocilindrica più venduta di tutti i tempi.
BMW Isetta scrive la storia
Come la vita di Klaus-Günter Jacobi, anche BMW Isetta è strettamente legata alla storia del dopoguerra in Germania, per lo meno all’Ovest. A quell’epoca, considerando che solo il due per cento dei tedeschi poteva permettersi di possedere un’auto, la piccola auto lanciata nel 1955 con un prezzo di acquisto di 2.550 marchi tedeschi (circa 1.300 euro di oggi) era accessibile per la maggior parte delle famiglie. Anche se i 13 CV potevano arrivare solo a 85 km/h, l’auto funzionava benissimo e funziona ancora oggi, come possono testimoniare gli appassionati di auto d’epoca che ne possiedono una.

Klaus-Günter Jacobi ha scoperto la sua piccola “bubble car”, come veniva chiamata, nel 1961 nella vetrina di una concessionaria di Charlottenburg, accanto alla sua osteria abituale “Badewanne” (“La vasca da bagno”). Per 1.500 marchi, la BMW Isetta rossa e bianca era diventata sua.

Klaus-Günter Jacobi ricorda quando è andato a trovare sua sorella a Parigi con la sua Isetta, quando scarrozzava le sue ammiratrici o quando a volte si sedeva sullo schienale e andava in giro con la testa fuori dal tettuccio apribile, con grande meraviglia di automobilisti e pedoni. Ma l’avvenimento più importante è stato la fuga dalla RDT.


Un vero gioiello: un modellino di Isetta bianco e rosso, che ancora oggi fa bella mostra di sé nel soggiorno di Jacobi.
“Usare BMW Isetta come auto per la fuga: un piano geniale, ma folle.”
Da una parte, le dimensioni ridotte di Isetta la rendono un veicolo perfetto per una fuga: ai posti di blocco, le auto grandi vengono controllate molto più minuziosamente dai funzionari della RDT, a volte vengono addirittura misurate per verificare che non siano stati aggiunti nascondigli segreti. Ma nessuno immaginerebbe che si possa nascondere un “disertore della Repubblica” in un “motore con un sedile di emergenza”, come i suoi detrattori chiamavano Isetta.

Dall’altra parte, come nascondere in una due posti un clandestino di 1,75 metri per trasportarlo di nascosto oltre il sorvegliatissimo confine tra le due Germanie? Dove i soldati ispezionano l’abitacolo e mettono specchi sotto l’auto per controllare anche il sottoscocca? L’unico nascondiglio possibile, per Klaus-Günter Jacobi, era un minuscolo spazio dietro al sedile posteriore, direttamente sul motore.

Per trasformare Isetta in un’auto adatta a una fuga, per fortuna Klaus-Günter Jacobi poteva contare sulla sua formazione come meccanico. Dal 1956 al 1959, aveva studiato per diventare meccanico per auto nel distretto di Berlino Reinickendorf. Poi aveva proseguito gli studi per diventare istruttore di guida e guadagnare qualcosa in più nell’officina dove lavorava. Quindi disponeva di un luogo sicuro per modificare la sua auto. E in officina aveva tutti gli attrezzi necessari a disposizione: martello, scalpello, sega, vernice.


Verso la libertà: nel suo appartamento Klaus-Günter Jacobi pianifica la fuga da Berlino est.
Un progetto segreto in officina
Per molte settimane, Klaus-Günter Jacobi va in officina quasi ogni sera. La data della convocazione di Manfred si avvicina e ha fretta di finire il lavoro. Il capo lascia l’officina aperta più a lungo. Anche i colleghi fanno un salto dopo aver finito il lavoro, danno un’occhiata, bevono una birra … Va bene tutto, l’importante è tenere la bocca chiusa!

“Non so nemmeno quante ore ho impiegato per modificare la mia Isetta! Ma mi interessava solo una cosa: portare via il mio amico dalla RDT.”

LA MODIFICA DELL’ISETTA IN SINTESI
  • Smontare il ripiano dietro al divanetto posteriore e poi risaldarlo dieci centimetri più in alto. In questo modo si crea una maggiore libertà di movimento per i lavori da fare e anche per il passeggero clandestino da trasportare.
  • Smontare il divanetto posteriore, togliere la ruota di scorta dal vano relativo e praticare un foro di 50 x 50 centimetri nella lamiera della piastra posteriore.
  • Smontare la copertura del terminale di scarico, togliere il filtro dell’aria. Eliminare tutto ciò che occupa spazio inutilmente.
  • Piegare il terminale di scarico: è necessario per via delle modifiche tecniche e per la posizione del passeggero.
  • Montare un pianale di lamiera nella sospensione del paraurti come protezione dal calore del terminale di scarico.
  • Alla fine, levigare di nuovo tutto e accorciare i paraspruzzi posteriori per evitare che tocchino terra per via del peso del clandestino e provochino sospetti.
  • L’ultima modifica si svolgerà solo il giorno della fuga: il grande serbatoio da 13 litri che Klaus-Günter Jacobi ha già staccato dal suo supporto, verrà staccato dal tubo della benzina e al suo posto verrà attaccata una piccola tanica, poco più grande di una latta di olio. Può contenere solo 2 litri di benzina, che devono bastare per portare il fuggiasco al di là dal confine …

Un’idea geniale: Klaus-Günter Jacobi nella riproduzione di una Isetta da fuga, esposta al Museo del muro di Berlino. La vettura modificata era molto più complessa di quella in esposizione.
Fuga da Berlino est con tanti ostacoli
Aiutare il suo amico: questa era la motivazione principale di Klaus-Günter Jacobi. Ma lo stuzzicava anche l’idea del proibito, di opporsi alle autorità ingiuste, come lui e Manfred Koster avevano già fatto da giovani, prima che la famiglia Jacobi scappasse a Berlino Ovest. Quando il confine era ancora aperto, i due ragazzi andavano ogni giorno a Berlino Ovest per procurarsi guanti di pelle, caffè, calze, banane, sigarette. A casa, a Berlino Est, rivendevano tutto “guadagnandoci”, sottolinea Klaus-Günter Jacobi, e nei suoi occhi scuri brilla un lampo malizioso. Spiare le guardie di confine, registrare gli orari del cambio della guardia, studiare i percorsi delle pattuglie, questa era la loro routine. “Eravamo quasi dei professionisti.”

Guidare la sua auto per aiutare il suo amico d’infanzia a fuggire era una questione d’onore, ma c’era un problema: la RDT non riconosce Berlino Ovest come parte della RFT, quindi lui, come cittadino di Berlino Ovest, non può recarsi nella RDT. Deve cercare qualcun altro che guidi l’auto e trova dei volontari tra gli studenti della Germania Ovest che organizzano fughe per motivi puramente ideologici.

Berlino
Dal muro al posto di blocco: quello che resta della RDT, che in molti visitatori evoca la cosiddetta “Ostalgie”, la nostalgia della Germania dell’Est, ancora oggi riporta alla memoria di Klaus-Günter Jacobi i tempi in cui un popolo intero viveva come in una prigione.
Tensione con le guardie di confine
Inizialmente, doveva essere una studentessa di medicina di Stoccarda a guidare la BMW Isetta durante la fuga, ma nel viaggio di prova attraverso il confine le erano saltati i nervi. I minuti interminabili in fila davanti al posto di blocco e gli sguardi critici delle guardie l’avevano spaventata. Una volta tornata a Berlino Ovest, decide di lasciare il progetto. “Non me la sono presa con lei”, racconta Klaus-Günter Jacobi, “ma ero preoccupato. Mancavano solo pochi giorni alla data in cui Manfred doveva presentarsi per entrare nell’esercito.”

Il 23 maggio, quando ormai mancava una sola settimana alla data fatidica, il telefono squilla inaspettatamente la mattina presto: altri due studenti vogliono partecipare al progetto. Non dicono il loro nome a Klaus-Günter Jacobi. Quello non si sa, non lo si può rivelare. Il giorno stesso i due vanno a Berlino Est, uno a bordo della Isetta modificata, l’altro su un maggiolino Volkswagen per fungere da appoggio.

I due studenti incontrano Manfred Koster a Pankow e raggiungono con lui un sentiero di campagna a Heinersdorf, dove Manfred può infilarsi nel suo nascondiglio senza essere visto. Come Klaus-Günter Jacobi ha mostrato loro nel pomeriggio, devono smontare il serbatoio da 13 litri e sostituirlo con il mini-serbatoio. Alla fioca luce delle torce elettriche, gli studenti impiegano molto più tempo del previsto.

E per poco non si fanno scoprire da un contadino che chiede se va tutto bene. “Abbiamo solo forato, tutto bene!” Anche il tempo che impiega Manfred a entrare nel suo minuscolo nascondiglio sembra un’eternità. Grosse gocce di pioggia rimbombano sulla carrozzeria, e hanno lo stesso ritmo accelerato del suo cuore.

BMW Isetta
L’attesa infinita ai confini del muro di Berlino
In quel momento, Klaus-Günter Jacobi si trova sul lato ovest del Bornholmer Brücke, aspetta, fuma una sigaretta dopo l’altra. Guarda continuamente verso il confine e poi sbircia l’orologio: sono già le undici e venti, pensa, un’ora e mezza di ritardo, e spegne un’altra sigaretta. A mezzanotte il confine viene chiuso …

Poi, poco prima della mezzanotte, la barriera si alza: la Isetta e il maggiolino attraversano il confine.

Quando le auto superano le barriere di cemento e si avvicinano, Klaus-Günter Jacobi inizia a correre e raggiunge la Isetta.

“Manfred! Manfred!”, chiama.

“Klaus!”, risponde una voce ovattata dall’interno di Isetta.

“Adesso ti facciamo uscire.”

In un parcheggio della Grünthaler Strasse, la colonna si ferma. Ci vogliono cinque minuti per liberare il fuggiasco dal suo nascondiglio: ha le gambe gonfie e male alla schiena, ma la felicità è grande: finalmente è libero!

C’è ancora un goccio di benzina nel serbatoio, e Klaus-Günter ne approfitta per fare un giro d’onore con Manfred, davanti sul divanetto. Poi festeggiano fino al mezzogiorno successivo.

23 MAGGIO 1963: LA FUGA
Il percorso
Steglitzer Damm 30, ore 11: davanti alla sua casa Klaus-Günter Jacobi consegna la sua Isetta ai due studenti.

Bornholmer Brücke, ore 15.55: gli studenti superano il confine della RDT.

Vecchia chiesa parrocchiale “Ai quattro evangelisti”, ore 18.05: gli studenti prelevano Manfred Koster.

Lago Karpfenteich a Heinersdorf, ore 21: in un sentiero di campagna, Manfred si infila nel suo nascondiglio nella Isetta.

Prenzlauer Promenade, Wisbyer Strasse, ore 22.30: ritorno verso il confine.

Bornholmer Brücke, ore 23.55: dopo un’ora di attesa al posto di blocco, l’auto supera il confine.

Parcheggio della Grüntaler Strasse, ore 0.10: Manfred esce dal suo nascondiglio, finalmente libero!

Cosa rimane dopo la fuga da Berlino est
L’Isetta modificata di Klaus-Günter Jacobi è stata rottamata. Dopo le modifiche, non era più riuscita a superare i controlli del TÜV. L’unica cosa che ha conservato fino a oggi è la chiave del cofano del motore. La soppesa cautamente tra le mani, mentre ripensa al suo ruolo nella storia: “A volte ci sono persone che, per un attimo, cambiano la storia del mondo.” Con Manfred Koster non ha più alcun contatto oggi. Hanno preso strade diverse e hanno addirittura litigato, racconta Jacobi. Sono diventati come estranei. Ma non dimenticherà mai la loro grande fuga.
La chiave
L’ultimo ricordo: la chiave del cofano del motore è l’unica cosa che Jacobi conserva della sua BMW Isetta. L’auto è stata rottamata.
I due studenti hanno continuato a organizzare fughe, racconta Klaus-Günter Jacobi: con un’Isetta nuova, ma sfruttando la stessa idea. Solo un anno e mezzo più tardi, uno dei suoi autisti si è fatto scoprire, perché durante un tentativo di fuga l’auto vuota aveva cominciato a muoversi e una donna era stata trovata nel nascondiglio. Gli studenti sono finiti sui giornali. “Nove tedeschi dell’est fuggono a bordo di una Isetta”, titola il Nachtdepesche del 27 ottobre 1964. L’idea l’avevano presa da Klaus-Günter Jacobi.
Klaus-Günter Jacobi
1 / 2Un viaggio nel passato: Klaus-Günter Jacobi mantiene vivo il ricordo della rocambolesca fuga con Isetta lavorando come guida al Museo del muro di Berlino.
La lotta per la libertà continua
Anche 30 anni dopo la caduta del muro di Berlino, Klaus-Günter Jacobi non dimentica la storia delle due Germanie. Oggi lavora come guida al Museo del muro sulla Friedrichstrasse. Degli oltre 850.000 visitatori che ogni anno vengono qui, quasi nessuno sa chi si nasconde dietro l’auto ricostruita che si trova all’ultimo piano, vicino alla finestra con vista sul Checkpoint Charlie. E non è necessario che lo sappiano, pensa Klaus-Günter Jacobi. La ricompensa più grande è che le persone conoscano le ingiustizie che sono state commesse e che qualcuno si è ribellato.

“Ho dovuto sacrificare la mia Isetta per questo scopo. Ma ne è valsa la pena.”

La vera storia di Klaus-Günter Jacobi e delle altre fughe dalla DDR con una BMW Isetta ha ispirato il film “The Small Escape” realizzato da BMW.
Guarda il video.